Brondolo e Torre Bebe
 
Brondolo e Torre Bebe
Brondolo non era ubicato certamente dov’è l’abitato odierno ma più probabilmente qualche chilometro più a Ovest, verso Torre Bebe, la fortezza fatta costruire nel 755 (ma la data non è certa) dal Doge Deodato, per difendere Brondolo e Chioggia dalle incursioni dei Longobardi.
Tale fortezza ebbe notevole importanza strategica perché era posta alla confluenza delle uniche due vie che portavano a Chioggia, a Sud da Fossone e a Nord Ovest da Conche e dal Padovano
La rocca impedirà spesso agli eserciti nemici di entrare in città, come successe due volte ai padovani nel 1110 e nel 1215 e ad Ezzelino da Romano nel 1256. Non sarà così purtroppo con gli Ungheri nel 900 e soprattutto con i Genovesi nel 1379.
In epoca romana Brondolo era dunque un porto sulla Fossa Clodia e di lì passava appunto la Via Claudia o Clodia che da Fossis (Cavanella d’Adige) raggiungeva la successiva stazione di sosta di Evrone, l’odierna Vallonga. La Tavola Peutingeriana indica in 18 miglia romane la distanza tra le due stazioni di sosta, circa 26 chilometri.
Come avevamo accennato in precedenza la strada attraversava le odierne località di Motte e Dolfina e lo stesso Bellemo conferma che nella seconda metà del 1800 durante i lavori di scavo di uno scolo, nelle operazioni di bonifica vicino a Le Motte, gli operai si rifiutarono di continuare a lavorare a causa del terreno talmente duro che si poteva rompere solamente col piccone.
Fatti gli opportuni accertamenti venne così alla luce un pezzo di un’antica strada romana la cui direzione era Brondolo a Nord e Cavanella d’Adige a Sud.
Il Bellemo, noto studioso clodiense, fu chiamato a testimoniare la scoperta e venne così confermato il passaggio per quei luoghi dell’antica Via Clodia dei romani e del successivo “Agger Carrarie” o Via Carraria medioevale, della quale abbiamo trovato traccia proprio vicino a Le Motte nelle Tavole visionate dallo studioso nell’Archivio Storico del Comune di Chioggia.
Il Bellemo fu anche il primo che calcolando le relative distanze ipotizzò l’esatta ubicazione della stazione romana di Fossis, confermata in seguito dal ritrovamento nell’Ottobre del 1886 di mattoni romani, cocci di anfore, etc. a Corte Cavanella.
Dovettero però trascorrere quasi cent’anni prima che si desse corso alle operazioni di scavo dell’importante sito archeologico di Corte Cavanella che portarono poi al ritrovamento di tutti i reperti di cui abbiamo parlato in precedenza.
Anche nello scavo dei piloni del ponte ferroviario sul Brenta furono rinvenuti mattoni romani e anfore risalenti al terzo e quarto secolo dopo Cristo.
E’ indubbia quindi l’importanza di Brondolo e del suo porto in epoca romana e il cordone dunoso sul quale si ergeva, proprio al termine delle paludi, favorì il popolamento di Chioggia da parte delle popolazioni del cavarzerano e del padovano che, scampate alle incursioni barbariche, si inoltrarono addirittura nei cordoni litorali edificando anche Pellestrina e Malamocco.
Celebre fu l’Abbazia di Brondolo, un grande monastero fondato in epoca longobarda dai frati benedettini, la cui costruzione sembra risalire al VII secolo.
Per parecchi secoli rappresentò non soltanto un importante centro spirituale ma anche e soprattutto una grossa realtà economica.
Appartenevano infatti al Monastero proprietà fondiarie sparse tra Venezia, Rovigo e Treviso, non dimenticando un cospicuo numero di saline nel territorio di Chioggia.
Nel corso degli anni il monastero fu distrutto da Pipino figlio di Carlo Magno e da Arpad re degli ungari, ma fu sempre ricostruito. Nel 1379 fu raso al suolo dai Genovesi durante la guerra contro Venezia, dopodichè il vescovo di Chioggia ne proibì definitivamente la sua riedificazione.
Il Monastero era stato dedicato a San Michele Arcangelo, solo in seguito gli sarà aggiunto anche il nome della S.S. Trinità e il Bellemo sostiene di aver visionato un antico documento dei re longobardi Bertarico e Cuniberto nel quale l’Arcangelo è proclamato patrono dei Longobardi.