Il Monumento ai Caduti
 
Il Monumento ai Caduti
Il 12 Maggio 2002 si è inaugurato il monumento alla memoria dei nostri caduti. La furia assassina delle brigate fasciste e repubblichine ha lasciato il segno anche nel nostro paese. Una famiglia distrutta, Mariano Baldin, la moglie Ortensia Boscarato, il figlio Ennio, colpevoli soltanto di avere figli e fratelli non repubblichini. Ma anche un onesto agricoltore, come Narciso Mantovan, preso mentre coltivava il suo campo e trascinato assieme alla famiglia Baldin in riva all’Adige e barbaramente trucidati. E’ vero, non ci sono limiti alla cattiveria umana.
Sono passati sessant’anni ma ricordo ancora come fosse ieri quel tragico evento. Avevo circa otto anni e assieme a mia madre, da Cavanella tornavamo alla nostra casa al di là dell’Adige.
Al momento non capii bene la situazione, vidi una turba di energumeni urlanti con i fucili spianati che trascinavano verso il fiume alcune persone. Per fortuna nostra ci fecero passare e di corsa ci allontanammo, mia madre ed io, sconvolti dalla brutale scena.
Da casa vedemmo intanto il fumo alzarsi dalla casa dei Mantovan, capimmo che l’avevano data alle fiamme e poco dopo venimmo a sapere dell’eccidio. La gente era annichilita, distrutta dall’enormità della tragedia, dicevano fosse stata la solita squadra fascista di Chioggia, presente naturalmente il “Gobbo Postin” per tanti anni abitante di Cavanella e noto spione dei fascisti a compiere il misfatto, ma altri dissero che si trattava della squadra fascista di Cavarzere.
Un mio zio che possedeva un’osteria a Cavanella d’Adige, da una finestra sul retro assistette assieme a mio nonno e a un mio cugino all’infame tragedia.
Mariano Baldin era una guardia di finanza e faceva servizio a Porto Fossone assieme a mio padre e tutti e due erano stati richiamati alle armi a causa dello scoppio della guerra. Erano grandi amici e fu durante quel periodo, era il 1940 o giù di lì, che Mariano promise di essere il mio padrino. Nei miei ricordi di bambino, quando veniva a trovarci, voleva già che lo chiamassi “Sàntolo”, il termine veneto del padrino.
Mariano non diventò mai il mio padrino ma mio padre mi ricordò sempre, che dovevo ritenerlo tale, la promessa, la parola data erano sacrosante! E per me, ancora oggi, Mariano è e rimarrà sempre il mio padrino!
Nel 1956 fu inaugurato il monumento ai caduti e la piazza del paese dedicata alle famiglie Baldin e Mantovan. Fu una giornata importante per Cavanella d’Adige, e un giusto riconoscimento alla memoria dei nostri concittadini ferocemente assassinati Il sindaco e le autorità giunsero tutte su alcuni autobus del comune di Chioggia. Non c’erano tante auto a quei tempi.
Anch’io ero presente quel giorno e, da buon fotografo dilettante, ho immortalato l’evento, e ancora ne conservo le foto. Per quasi cinquant’anni il monumento ha seguito le nostre vite, è stato il testimone silenzioso della storia del nostro piccolo paese, oggi è stato demolito!
Sono stato invitato all’inaugurazione del nuovo monumento, non per meriti particolari, mi ritengo sempre un un ragazzo di Cavanella, anche se vivo lontano e non sono più un ragazzo, purtroppo. Sono emozionato, non lo nascondo, il monumento è interessante, moderno, pieno di significati, lo scultore è addirittura il nipote di Mariano.
Il mondo cambia è vero, ora non ci sono più gli autobus del Comune a portare le autorità, il paese è di nuovo in festa ma il monumento, purtroppo, non è più il mio!